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Trento, 28 settembre 2017
LA GERMANIA E I VERDI AL GOVERNO
di Marco Boato
dal Trentino di giovedì 28 settembre 2017

Le elezioni politiche di domenica 24 settembre 2017 in Germania hanno cambiato radicalmente lo scenario politico del più grande paese europeo. La cancelliera uscente Angela Merkel ha comunque «vinto» le elezioni, col suo partito Cdu-Csu al 32,9 per cento.

Ma si è trattato del risultato peggiore dalle prime elezioni del dopo-guerra (nel 1949), con una perdita media dell'8,6%, mentre nella storicamente fortissima Baviera la Csu ha perso addirittura il 10,5 per cento.

Anche per i socialdemocratici, la SPD di Martin Schulz, che ha ottenuto il 20,5%, si è trattato del peggiore risultato dal 1949. La SPD ha subito annunciato, di fronte alla cocente sconfitta, di voler passare a guidare l’opposizione nel Bundestag (la Camera dei deputati tedesca) e quindi di voler porre fine ai governi della "Grosse Koalition", nei quali aveva governato insieme alla CDU-CSU.

Se questa decisione sarà confermata nei prossimi giorni e settimane (le trattative per il nuovo Governo dureranno molto a lungo, anche in attesa dell’esito delle elezioni anticipate del prossimo 15 ottobre nel Land Niedersachsen, la Bassa Sassonia, fino ad oggi governata da una coalizione rosso-verde, andata in crisi), per Angela Merkel non rimarrà che un’unica soluzione alternativa: formare un governo tripartito (quadripartito se si considera anche la CSU bavarese) con i liberali della FDP e con Die Grünen, i Verdi tedeschi: la coalizione "Giamaica", come la chiamano in Germania.

Come tutti sanno, la novità più negativa di queste elezioni è data dall’ingresso per la prima volta nel Bundestag di una formazione di estrema destra, razzista, antieuropeista e xenofoba, la AFD, Alternative für Deutschland (Alternativa per la Germania), che però sarebbe sbagliato considerare, come troppi fanno, semplicemente come un partito "neo-nazista" (anche se posizioni di questo tipo ci sono al suo interno, al punto che il giorno dopo le elezioni la portavoce Frauke Petry ha lasciato clamorosamente il partito, in dissenso con queste posizioni).

In Italia c’è poco da meravigliarsi, perché le posizioni della AFD sono molto simili a quelle della Lega (e Salvini ha già esultato, non a caso) e di Fratelli d’Italia.

Se purtroppo è vero che la AFD, col 12,6%, è diventata subito il terzo partito tedesco, è anche vero che l’87,4% degli elettori tedeschi ha votato per partiti democratici, quelli già citati e inoltre Die Linke (La Sinistra), che ha ottenuto il 9,2%.

I Verdi tedeschi hanno avuto un buon risultato (ottimo se si guarda al confronto con i Verdi del resto dell’Europa), aumentando dello 0,5% e ottenendo l’8,9%. I Verdi tedeschi hanno già per due volte conquistato la presidenza (Ministerpräsident, dicono in Germania) del grande Land Baden-Württemberg del Sud-Ovest della Germania, con l’ottimo Winfried Kretschmann e, tra l’altro, governano già insieme alla Cdu e ai liberali della Fdp il Land dello Schleswig-Holstein nel Nord della Germania. Ma una cosa è partecipare al governo di un piccolo Land  periferico, altra cosa sarà far parte del Governo federale di Berlino con Cdu-Csu e Fdp.

In precedenza – dal 1998 al 2005 – i Verdi erano già stati per due volte al governo federale, ma con la Spd, allora guidata da Schröder, avendo allora ottenuto il vice-cancelliere e ministro degli Esteri Joschka Fischer (oltre che il ministero dell’Ambiente prima e dell’Agricoltura poi).

La Germania è quasi sempre stata caratterizzata da una grande stabilità di governo: Angela Merkel, da sola, ha conosciuto negli ultimi 12 anni sei diversi presidenti del Consiglio italiani (e altri ne conoscerà ancora nel prossimo futuro...).

Ma questa volta la sfida è più difficile, anche se è certo che Angela Merkel governerà per altri quattro anni. Resta il fatto che per i Verdi tedeschi il confronto, soprattutto con i liberali (che sono anche liberisti) sarà molto più difficile di quello che ebbero a suo tempo governando con la Spd.

I due autorevoli co-portavoce dei Grünen, Cem Özdemir e Katrin Göring-Eckardt - gli unici leader tedeschi ad aver condotto una campagna elettorale apertamente e pienamente europeista - hanno già indicato le loro fondamentali priorità: la lotta contro i cambiamenti climatici, una più forte politica sociale sia per il Welfare che per il sistema scolastico e una più vigorosa politica europea, per affrontare i problemi transnazionali del clima, della povertà, dei rifugiati, della guerra, del terrorismo, della corruzione, oltre che di una maggiore democrazia ed efficienza della Unione europea.

Sarà un confronto politico-programmatico assai difficile e anche duro, soprattutto in rapporto ai liberali e alla Csu, che sono assai meno europeisti. Ma un governo alla Germania dovrà essere dato anche per senso di responsabilità.

Nel frattempo il prossimo 15 ottobre si voterà anticipatamente sia nella Bassa Sassonia, sia nella vicina Austria, dove il 4 dicembre 2016 è diventato presidente della Repubblica il verde Alexander van der Bellen.

Lo scenario politico sta dunque rapidamente cambiando, e le sfide sono più aperte che mai.

Marco Boato

 

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